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Storia dei Terrarium – La scoperta di Ward

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Indice

Un po’ di Storia sul passato, per scoprire come si è arrivati a creare il Terrarium

Dopo la scoperta delle Americhe avvenuta nel 1492, le rotte commerciali si espansero e crearono legami commerciali sempre più complessi e redditizi. Non fecero esclusione le nuove scoperte scientifiche e culturali, il cui sapere venne trasferito nel vecchio continente.
Le stesse logiche si adattarano alle acquisizioni botaniche, con conseguente ricerca per il trasporto e il mantenimento delle piante scoperte nei nuovi territori.
Si scoprirono e si classificarono* piante per le quali farmacisti e studiosi in generale avrebbero finanziato trasporti onerosi e, purtroppo, spesso fallimentari per la maggior parte del carico.

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*La classificazione vegetale è da attribuire a Carl Von Linnè (Linneo; 1707-1778), il quale creò classi e ordini, quindi generi e specie, adoperandosi di una speciale nomenclatura a due nomi, permettendo così di identificare ogni specie vivente.

Piante Tropicali – Una nuova Moda

Più piante provenivano dalle Indie, più gli aristocratici e la borghesia si sfidavano sulla bellezza delle proprie serre, mutando le stesse in design e funzionalità; grazie anche a questa moda, presero vita tra i più bei giardini botanici di cui ancora oggi possiamo godere.

Dai un’occhiata a questi giardini

Trasporto e Problemi

Le spedizioni per la ricerca di piante e semi si fecero quindi sempre più frequenti ma purtroppo, dato il lungo viaggio di ritorno, la maggior parte del carico perì; la proporzione di sopravvivenza poteva essere quella di una pianta viva su mille, in quanto gli esemplari prelevati e strappati alla foresta erano estremamente delicati (tra le più richieste vi erano per esempio le orchidee) e quindi, sbalzi di temperatura, eccesso di salsedine e umidità unita alla presenza di topi nella stiva, non contribuivano alla sopravvivenza.

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Curioso è il racconto di ciò che avvenne sulla nave Bounty nel 1789, il cui equipaggio si ammutinò esasperato dalla riduzione delle razioni d’acqua, in favore della sopravvivenza del carico di più di duecento piante.

Ward e la Scoperta del Terrarium

In questo scenario, nel 1829, per caso come spesso accade con le scoperte scientifiche, il dottor Nathaniel Bagshaw Ward nel corso di un esperimento, si ritrovò ad osservare un fenomeno curioso che avrebbe rivoluzionato il mondo della botanica.
Una sera d’estate Ward pose una crisalide di una falena adagiata su un pugno di terra, il tutto in un barattolo di vetro munito di coperchio; una volta schiusa avrebbe avuto un esemplare adulto da poter osservare.
Quello che invece accadde fu diverso: dopo qualche tempo tornò ad osservare il barattolo e lo scenario fu quello del corpo inerme della falena, di uno strato di muffa in fase di espansione dal quale erano nate una piccola felce fern e una piccola foglia d’erba.

La conclusione dedotta da Ward, dopo diverse osservazioni e annotazioni, fu quella che in un ambiente chiuso le piante danno luogo ad un sistema autosufficiente (essendo le piante esseri autotrofi), così nei tempi successivi costruì contenitori dalle diverse forme e dimensioni, con le condizioni fondamentali di sigillatura ermetica, di buona esposizione e mantenimento dell’umidità.
Questi ecosistemi chiusi autogestiti presero il nome di Ward Cases.

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Trasporto e Terrarium

Grazie a questa nuova idea, il trasporto e il mantenimento delle piante durante i lunghi viaggi da una colonia alla madre patria si rivelarono più semplici da condurre; le piante infatti non necessitavano di irrigazione e nemmeno erano soggette a sbalzi eccessivi di temperatura, essendo la Ward Case chiusa e mantenendo il calore.

“Ho riempito due casi con felci, erbe ecc. E li ho inviati a Sydney.” Tutto è arrivato vivo e vegeto e i casi sono stati riempiti con felci ed erbe australiane e rispediti. Il viaggio di ritorno fu uno degli estremi. Lasciarono l’Australia con temperature intorno ai 100 ° F, arrotondando Cape Horn fu fatto a 20 ° F e attraversando l’equatore a 120 ° F e fu appena sopra lo zero quando arrivarono in Gran Bretagna nel novembre 1834. “Queste piante non furono annaffiate una volta durante il loro viaggio , non ricevettero alcuna protezione di giorno o di notte, ma furono ancora portati da Loddidges nella condizione più salutare e vigorosa. “[Lettera completa in Compagno al Botanical Magazine , 1836]

N. Ward – 1836

Una volta che la tecnica di base per il trasporto e il mantenimento fu ben assodata, composta da regole e consigli utili, Ward volle sperimentare avvalendosi dell’utilizzo di piante con un maggior livello di sviluppo, così da poterne studiare le dinamiche.
Questo fece si che lo studioso potesse sostenere la vulnerabilità delle piante in base alla qualità dell’aria, nel caso invece del terrarium (ward case) la crescita delle piante dipendeva dal volume specifico che il contenitore di vetro potesse contenere.

Famoso dunque per la sua scoperta, continuò ad occuparsi di botanica su una scala più grande, tanto da costruire un enorme giardino d’inverno – una gigantesca Ward Case – contenente una foresta tropicale in miniatura. Fu oggetto di un articolo sulla rivista Gardener’s Magazine del 1851.

Ward ha continuato a difendere le piante, in particolare nella città interna e in luoghi come gli ospedali, per il loro valore terapeutico, e ha sostenuto che i “case chiusi” o terraria avrebbero contribuito “notevolmente al sollievo dei bisogni fisici e morali di popolazioni densamente affollate nelle grandi città”.

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Diffusa quindi la conoscienza della tecnica di Ward tra studiosi e appassionati floricoltori, non rimase altro che la ricerca delle più belle e rare piante che si potessero trasportare, e nello specifico aspettavano con trepidazione l’apertura dei forzieri vegetali dei paesi orientali, tra cui Cina e Giappone, dai quali solo pochi avevano avuto la possibilità di espatriare alcuni reperti.

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